Bello. L'acqua fredda del mare e salire su uno scoglio e fissare il costone di roccia 350 metri più in là e prepararsi a partire per fare 3 volte vai e vieni.
Sono in tutto due chilometri a nuoto, non ce n'è abbastanza per passare lo stretto, ma è sempre un bel fottìo di strada da fare.
Occhialini, tappi e via.
Nuotare al mare non è poi molto differente che nuotare in piscina, se non fosse per alcuni piccoli particolari che aumentano il gusto della sfida e che, se non ci sei abituato, possono metterti anche un bel cacazzo addosso, sopratutto se è tardo pomeriggio e mentre nuoti la luce va via via a diminuire e tu non sei esattamente vicino alla costa.
Prima cosa: l'acqua si muove. A volte è una tavola e ok, a volte improvvisamente becchi un punto in cui è mossa e solleva la sabbia del fondale in turbini minacciosi. Poi ti fermi a guardare dove sei e ti accorgi che è tutto ancora lì, ma nel frattempo per un secondo quella stretta alla gola l'hai sentita.
Aggiungete che non ci sono punti di riferimento immediati, per cui nuotate tranquillamente e ad un certo punto il fondale da due metri diventa quattro e allora vi chiedete dove minchia ve ne siete andati. In realtà è che la profondità, anche muovendosi parallelamente alla costa, non è costante. Lo sapete, sì, ma è un ulteriore motivo di stress.
E vabbè, questo ancora non è niente. Poi ci sono le strane cose sul fondale: corde, ammassi di alghe che rendono il fondale improvvisamente nero e impenetrabile, pesci vari e altre cose di cui parlerò alla fine perchè è il pezzo forte del post. Poi io sono anche un po' paranoico e mi aspetto di trovare che so, qualche cadavere di immigrato annegato nel tentativo di raggiungere la costa o qualche immondo animale.
Poi c'è il discorso visibilità. Oggi mentre nuotavo nelle acque limpide della pizzuta tutto in una volta l'acqua è diventata torbidissima, e quando intendo torbidissima intendo che non si vedeva altro che marrone impenetrabile tanto che non riuscivo nemmeno a vedermi le mani. Poi tiri fuori la testa dall'acqua e hai gli occhialini appannati e discerni a malapena il costone in lontananza, la spiaggia in lontananza e il nulla tutto attorno. E vai di nuovo col cacazzo: cos'è che rende torbida l'acqua? Forse il Kraken che smuove la sabbia sul fondo? Inquinamento radioattivo? Qualcosa di morto che si decompone sul fondale? Ok, questi sono gli ultimi istanti della mia vita.
E vai di altre paranoie.
E allora che fai? Stringi i denti e continui a nuotare, tanto - lo sai - sono sì e no un centinaio di metri e poi la salvezza sulla terraferma.
Oggi è andata così, e proprio mentre ero a meno di cento metri dagli scogli, con il fondale che almeno era a tre metri, ho visto una cosa marroncina, grossa, molto grossa, sul fondo.
All'inizio mi era sembrata un'anfora o qualcosa di metallo arrugginito, poi ho guardato meglio e ho visto che quella cosa si muoveva. La prima spinta è stata quella di fuggire, ma ho resistito e ho rivolto lo sguardo nuovamente verso l'essere immondo: e allora mi sono accorto che la "cosa" era una fottuta tartaruga marina grossa come un vitello.
Non sapevo che ci fossero le tartarughe marine dalle nostre parti, in piscina certe cose non succedono. Lì è tutta una questione di collisioni umane e nel migliore nei casi culi femminili che emergono dolcemente dall'acqua qualche metro dopo la partenza.
Ciao.
ps: Federico, scusa per la citazione, ma suonava bene ;-)