Volevo scrivere una poesia su quei momenti in cui in una serata sballona la natura chiama e ti cerchi un posto appartato possibilmente in mezzo alla natura per fare la pipì e guardare il cielo mentre sei sbronzo all'ennesima potenza e poi tornare cantando e saltellando a bere un'altra birra con gli amici.
Ma io non sono un poeta e il tema era difficile da declinare in maniera poetica, quindi ho deciso di lasciare perdere.
Datemi Mojito e Grafenwalder, piuttosto.
Una Grafenwalder da bere da solo, appoggiato al muro in piena notte quando la musica è stata spenta da un po' e tutti sono inquieti e se ne vogliono tornare a casa. E allora ti trovi appoggiato al muro in disparte a guardare nel vuoto sorseggiando la birra forte e scadente in lattina di alluminio nera come la disperazione e la morte, che ti strappa sorrisi amari mentre tutto lentamente va a puttane e non resta altro da fare che rimanere qui con la Grafenwalder e la tristezza.
E pensi "il mondo andrà in pezzi in 3..2..1.." ma tutto rimane com'è dopo il punto zero.
Che altro fare se non congedarsi e camminare da solo nella notte? A guardare i muri scrostati o contare i sassolini sul selciato o sentire il rumore dei passi e stare a osservare come si piegano i fili d'erba al vento e le lucertole che sfrecciano da un buco all'altro.
Qui non c'è nessuno.
A parte io che cammino da solo e la lattina di Grafenwalder che nel frattempo si è riscaldata e tutto che si fa più tenue e meno ruvido e spigoloso rispetto al solito e allora sì, non rimane che canticchiare gli Hekate e bere e aspettare.
Ciao.
Ciao.
Nessun commento:
Posta un commento