Un altro blog

Ad un certo punto mi sono reso conto che se avessi dovuto aprire un blog per ogni cosa che mi piace, mi interessa o ho semplicemente voglia di condividere ne avrei dovuto aprire una ventina. Fino ad ora ho fatto così e la cosa non ha funzionato: troppe cose dette in modo troppo sparpagliato. Ora questo è il mio unico blog, senza fronzoli e senza pretese: qui c'è tutto quello che ho voglia di raccontare. Ciao.

ATTENZIONE

A quanto pare è successo qualcosa di strano e molte delle immagini presenti nel blog sono sparite, compresa l'intestazione. Non ho idea di cosa sia successo, forse è colpa delle scie chimiche che mi faccio davanti al pc.
Mi scuso per il disagio e cercherò di riparare i danni appena possibile, nel frattempo i post sono ancora on-line quindi potete leggerli lo stesso.

lunedì 20 aprile 2015

Tony Tesla e le domande che non fanno dormire.



Ho già citato più volte la famosa frase di un pensatore contemporaneo che una volta disse: ogni volta che sento le parole "senso della vita" metto mano alla pistola.*

Del resto, ci sono domande più interessanti, domande che se te le poni seriamente rischi di entrare im stato confusionale.
Ora, quando si parla dell'essere vivi, anche se pochi se ne rendono conto, non ci si riferisce all'insieme dei processi biochimici che comunemente chiamiamo "vita", ma alla cosa che a volte è chiamata "coscienza", "percezione di sè", "autocoscienza", "esserci" e via dicendo.

Quando i religiosi parlano della vita dopo la morte intendono in realtà la coscienza dopo la morte. Immaginano cioè di non avere un corpo ma tuttavia continuare a sentire, vedere, pensare ecc. Essere coscienti, non tanto essere vivi.

Ora, ovviamente io non credo alla coscienza dopo la morte, ma la cosa interessante è che anche la coscienza PRIMA della morte pone degli interrogativi non da nulla.
Ora, spiegarli con un linguaggio tecnico-bio-filosofico renderebbe questo post incomprensibile e di difficile lettura, quindi vi racconterò di queste domande immaginando una serie di esperimenti mentali che tutti possono capire.

Allora, la comunità scientifica è d'accordo sul fatto che la coscienza è una funzione cerebrale. Alcuni dicono "proprietà emergente" ma non cambia tanto, è una cosa che il cervello fa. Non sappiamo come ma lo fa.

Questa è una premessa necessaria.

Ora immaginate uno scienziato geniale e un po' psicopatico che decida di compiere una serie di esperimenti. Lo chiameremo Tony Tesla, così tanto per.
Allora, Tony Tesla è un chirurgo che riesce a fare trapianti di cervello e di pezzi di cervello o di qualsiasi altra parte del corpo. Inoltre ha a sua disposizione una macchina (che lui ha chiamato "replicatore") che è in grado di creare una copia esatta di qualunque cosa - persone incluse. Quando dico copia esatta intendo esatta a livello subatomico.

Ok, iniziamo.

Esperimento 1:

Tony Tesla crea una vostra copia esatta mentre state dormendo nel vostro lettino. Poi vi spara (perchè è psicopatico) e vi sostituisce con la copia. La mattina dopo la copia si sveglia ricordando di essere andato a letto la sera prima (è una copia ESATTA, per cui anche il cervello con i suoi ricordi, la personalità, le idee ecc è assutamente uguale). Per lui è una mattina come tante, nessuno ovviamente si accorge della differenza.
Ora, voi ci siete ancora?
No, direte, perchè lui vi ha sparato. Se non vi avesse sparato voi sareste una persona distinta la mattina dopo. Ok, però vi ha sparato e ora c'è la vostra copia. C'è stato un attimo in cui la vostra coscienza si è interrotta, ma è stato quando vi siete addormentati, non quando vi ha sparato. 
Voi tutti quando la mattina vi svegliate la vostra coscienza si riattiva, ma c'è un momento in cui non ci siete - quando dormite. Come fate a sapere di essere voi il giorno successivo?

Esperimento 2

Andiamo a cose più complesse. State sempre dormendo. Tony Tesla vi trapianta un altro cervello identico al vostro. La mattina vi svegliate, il vostro corpo è quello di prima tranne il cervello che è stato sostituito con uno identico. Il vostro corpo non è cambiato, il vostro cervello è identico a prima, solo gli atomi che lo compongono solo altri. Quindi si potrebbe dire che non è cambiato nemmeno lui.
Per voi non è cambiato nulla.
Siete ancora voi? Siete ancora vivi o siete morti?
E considerato che tutti gli atomi del corpo vengono comunque sostituiti in 5 - 6 anni, tra 5 - 6 anni sarete ancora voi o sarete morti e sostituiti gradualmente da una copia di voi?

Esperimento 3

Avete un tumore al cervello. Ma il mitico Tony Tesla ha fatto una copia perfetta della parte di cervello malata, solo senza il tumore. Ve la trapianta e voi guarite. Siete ancora voi? Siete voi solo in parte?
Poi vi ammalate di nuovo e di nuovo, e ogni volta Tony vi guarisce sostituendo la parte di cervello malata con una sana. Fin quando tutto il vostro cervello è stato gradualmente sostituito con un altro. 
Siete ancora vivi? Siete ancora voi?

Ora, ovviamente tutti questi esperimenti non possono essere fatti, non abbiamo ancora la tecnologia, e in più sono eticamente orribili e sarebbero comunque inutili. Voi continuereste ad asserire di essere vivi e vegeti e che per voi non è cambiato nulla. E non ci sarebbe modo di capire se è così o no, nessun esperimento potrebbe rispondere alla domanda.

Il problema è che c'è uno scarto incolmabile tra il mondo fisico e quello psichico. E che non ci capiamo una mazza di come sono correlati.
Ancora una volta, quando non c'è modo di rispondere a una domanda bisogna porsi il problema se la domanda abbia senso o no. Potrei chiedermi qual'è il colore della speranza e quante uova ci stanno nella settimana scorsa e non troverei mai la risposta. Perchè sono domande che non hanno senso.
Così come non ha senso chiederci "perchè esistiamo?" - a meno che non la si intenda in senso strettamente fisico ovvero "qual'è la catena causale di eventi che ci hanno portato ad esistere?" - o "qual'è il senso della vita?".

Tuttavia è arduo dire che le domande sulla coscienza non abbiano senso. La coscienza è una cosa rognosa perchè solo chi ne ha esperienza può dire che essa esista. Solo io ho esperienza del mio mondo interiore, delle mie sensazioni e dei miei ricordi. Ora, se io ho un'allucinazione e vedo gli unicorni che volano ovviamente esiste un processo cerebrale corrispondente al vedere gli unicorni che volano, ma gli unicorni che volano NON ESISTONO. Bene, questo potrebbe valere per la coscienza, può essere che io percepisco me stesso, c'è un processo cerebrale correlato a questa percezione ma può anche essere che IO non esisto, come gli unicorni.

Ma io non potrei percepire nulla se non ci fossi IO, e qui il terreno si fa paludosamente metafisico, ci si addentra in un mondo di loop logici e fanghiglia di concetti difficilmente definibili.

Forse ho sbagliato strada, io cercavo solo il ristorante cinese.

Ciao.

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*è una battuta, non prendetevela.

domenica 19 aprile 2015

Carota Meccanica - sulla libertà e il controllo sociale.



Con mio sommo imbarazzo devo ammettere di aver letto solo adesso - a trent'anni suonati - Arancia Meccanica di A. Burgess.
Ora, anche se penso che pochi di voi abbiano letto il libro, sicuramente molti hanno visto il film di Kubrick, o quantomeno ne conoscono la trama.

Se non avete fatto nè l'uno nè l'altro probabilmente dovreste.

Questa però non è una recensione del libro o del film, ma una riflessione sul suo significato e sul suo valore. Non come opera letteraria/cinematografica, ma come "parabola". Uso questo termine perchè lo stesso Burgess lo utilizzò parlando del suo romanzo e del suo significato:

"Il mio eroe, Alex, è veramente malvagio, a un livello forse inconcepibile, ma la sua cattiveria non è il prodotto di un condizionamento tecnologico o sociale - è una sua impresa personale in cui si è imbarcato in piena lucidità. La mia parabola, e quella di Kubrick, vogliono affermare che è preferibile un mondo di violenza assunta scientemente a un mondo programmato per essere buono e inoffensivo. Arancia Meccanica doveva essere una sorta di manifesto sull'importanza di poter scegliere".

Ora, se Burgess non avesse parlato del suo romanzo in questi termini io non starei scrivendo queste righe. Com'è mia abitudine avrei semplicemente preso questo capolavoro per quello che è, senza necessariamente dovervi trovare delle implicazioni etico/morali. Ma, dal momento in cui l'autore stesso definisce il suo romanzo una "parabola", voglio prendermi la briga di raccontavi quello che penso sulla posizione etica presa dall'autore di Arancia Meccanica.

E, lo dico subito, non condivido la visione di Burgess. O per lo meno, la condivido nel contesto del suo libro - se il mondo in esso ritratto fosse quello reale -, ma se messa in relazione con la realtà dei fatti essa perde subito consistenza.

Dunque, la citazione di Burgess si basa su due assunti fondamentali, e sono questi assunti che io contesto:

1)La violenza di Alex è una sua scelta lucida e libera.
2)Un mondo programmato per essere "buono" deve basarsi su un rozzissimo condizionamento pavloviano che ti fa venire il mal di pancia se pensi di fare qualcosa di male.

Vediamoli nel dettaglio.


Dal punto di vista psicologico il personaggio di Alex è piuttosto improbabile. Il 99% dei criminali esercita la violenza allo scopo di raggiungere un fine, e anche quell'1% di "mostri" - come vengono talvolta chiamati - non fanno eccezione, solo i loro fini sono più contorti.
Non voglio dire che non esiste libertà di scelta, ma che - la realtà non è mai netta e limpida come la fantasia - nessuna scelta è scevra da pressioni sociali e condizionamenti esterni.

Il comportamento umano è SEMPRE in parte frutto di un condizionamento, di un sistema di premi e punizioni (potremmo dire più tecnicamente feedback positivi e negativi) che viene ha ricevuto come risposta ai comportamenti durante la vita e lo sviluppo.
La maggior parte delle volte (e non dico "sempre" per cautela) chi si comporta in modo malvagio lo fa perchè quei comportamenti hanno ricevuto in passato dei feedback positivi, o dal suo ambiente sociale o dal gruppo di riferimento.

I teppisti la cui violenza appare insensata e fine a se' stessa spesso ricevono o hanno ricevuto dei feedback ben precisi che influenzano quello che fanno e non fanno: al di là dei vantaggi materiali (che possono anche non esserci), il bullo riceve il rispetto dei pari dopo aver pestato il malcapitato di turno, o la stima degli altri bulli e la garanzia di non diventare egli stesso vittima. 

Ora, vi chiederete cosa c'entra questo col condizionamento.
Beh, ci sono due tipi di condizionamento: quello pavloviano (il cane sbava quando sente la campana / Alex ha un malore ogni volta che pensa di commettere un atto violento) e quello cosiddetto "operante". Questo secondo tipo di condizionamento è quello che in qualche modo la società e i gruppi sociali mettono in atto verso i membri che ne fanno parte.

Per capirci, il condizionamento operante è quello che si usa per addestrare i cani: quando il cane ubbidisce gli si dà un biscotto come ricompensa. Ora, la nostra società funziona così: quando il bambino fa i compiti riceve il plauso e la stima degli adulti, allo stesso modo quando il piccolo criminale commette un furto riceve l'approvazione del gruppo e l'incoraggiamento a continuare. 

Quella che viene chiamata "educazione" non si differenzia molto nella sostanza dall'addestramento dei cani: se fai così avrai un premio, se fai cosà avrai una punizione. Che si tratti dell'educazione istituzionale o di quella criminale la sostanza è sempre quella.

Per cui, sebbene esistano scelte, non vi sono mai scelte completamente libere da condizionamenti.


Per lo stesso motivo, il secondo assunto di cui parlavo prima viene a cadere: la società è sempre "programmata".
Non esistono società "libere" e società "programmate", ma solo società programmate male e società programmate bene.
Una società può essere programmata per produrre individui corrotti, criminali, egoisti ecc. o per produrre individui onesti, rispettosi delle regole (non della legge in sè, ma quantomeno del principio secondo cui devono esserci delle regole), altruisti ecc.
Del resto, se la scelta di comportarsi in modo etico piuttosto che in modo criminale fosse il risultato di una libera scelta completamente individuale, i tassi di criminalità sarebbero più o meno omogenei in tutti i paesi del mondo. E non è così.

Ora, chiediamoci, le società "sane" sono programmate per esserlo? In gran parte sì, ma non con un rozzo sistema pavloviano, bensì con un raffinato sistema di feedback positivi e negativi. Ammortizzatori sociali funzionanti, sistemi economici che incoraggiano la collaborazione, benessere diffuso e via dicendo sono tutti sistemi "programmati" che invogliano il cittadino a comportarsi in un modo onesto, mentre la perdita di diritti, di beni e della libertà lo scoraggiano dal compiere azioni scorrette.

Nelle società corrotte, abbiamo viceversa feedback positivi per le azioni malvagie (arricchimento, impunità, rispetto) e negativi per quelle buone.
Per cui nelle società corrotte - come quella italiana, specialmente qui al sud - l'imprenditore che vuole pagare il giusto gli operai non può reggere la concorrenza degli sfruttatori e chiude baracca, chi rispetta le regole quando potrebbe trasgredirle impunemente è "fesso" e chi protesta davanti ai soprusi è "sbirro" e "spione" e "infame".

Un certo grado di condizionamento è imprescindibile in qualsiasi società. Le leggi col loro carico di premi e punizioni non sono altro che condizionamento, l'educazione scolastica è condizionamento, il rapporto coi genitori è condizionamento. A volte questo condizionamento è spontaneo e non pianificato dall'alto, a volte è il frutto di un oculato intervento di ingegneria sociale. A volte condiziona verso comportamenti che comunemente riteniamo "buoni" a volte verso comportamenti che riteniamo "malvagi", ma tuttavia esiste sempre e comunque.


Gli Alex nel mondo - quelli intrinsecamente malvagi, malvagi per libera scelta - sono lo 0,0qualcosa%. Tutti gli altri sono malvagi perchè figli di una società malvagia, che invoglia e rafforza i comportamenti malvagi.

Ovviamente poi la storia di ogni persona è unica, per cui nelle società corrotte ci sono comunque degli onesti e nelle società sane ci sono comunque dei corrotti e dei criminali. Ma se la percentuale varia in modo rilevante, la società gioca comunque un ruolo in questo, altrimenti dovremmo chiamare in causa possibilità astruse tipo la malvagità genetica o l'influsso del diavolo.

E queste sì sono stronzate.

In ultima analisi, ben vengano le società "programmate per essere buone e inoffensive", ne abbiamo un fottutissimo, estremo bisogno.

venerdì 3 aprile 2015

Perchè internet è meglio del mondo reale (almeno per chi vive nel buco del culo)

DISCLAIMER: questo articolo è scritto male, pieno di licenze poetiche (leggasi linguaggio ridondante) e neologismi (leggasi errori di battitura). E' tardi, ho bevuto un po' e sono incazzato. Abbiate pietà se la forma non è il massimo.

Qualche tempo fa mi sono trovato a chiacchierare con un amico dell'alienazione del mondo moderno, dei cambiamenti nei rapporti umani indotti dalla civiltà social-cibernetico-staminchia e di come la gente preferisce il mondo virtuale di internet a quello reale della vita reale.

Perchè uno esce la sera a bere e come si sa quando uno beve le discussioni si fanno via via più complesse, passando dal dibattito sulla preponderanza delle tette o del culo nella definizione della femminea bellezza al senso della vita e altre amenità del genere.

E a un certo punto un'illuminazione mi ha colpito come un fulmine a ciel sereno: internet è meglio del mondo reale, o almeno per certi versi.

rw <<

Si discuteva del fatto che i rapporti umani si sono profondamente modificati da quando internet si è evoluta in quello che ormai tutti chiamano web 2.0. Espressione che ormai è un modo di dire per indicare una cosa evoluta e attuale. Tipo che se ti dico che sei un coglione 2.0 significa che hai portato la coglionaggine a un nuovo gradino della scala evolutiva.
Ma vabbè.
Si rifletteva sul fatto che i ragazzi escono meno perchè stanno impantanati su facebook. Che non si vedono più a casa di tizio o di caio per scambiarsi i dischi perchè adesso scaricano la robba piratata o la ascoltano su spotify dalla poltrona di casa. Che da quando c'è l'internet 2.0 siamo tutti più insoddisfatti della nostra vita quotidiana.

E lì mi sono reso conto che tutte queste cose sono vere, ma il problema non è internet, il problema è la vita reale. Ovvero il problema è che il mondo virtuale (che poi solo lo spazio è virtuale, le persone sono realissime, è sempre bene ricordarlo) è per certi versi - tanti - meglio di quello reale.
Di conseguenza è normale che la gente ci passa un sacco di tempo.

Gli aspetti per cui il mondo di internet è migliore di quello reale sono forse amplificati - nel mio caso - dal fatto che io vivo in uno dei tanti buchi di culo del mondo. Il mondo infatti è una cosa strana, e ha poche teste e tanti buchi di culo.
Il buco di culo in cui vivo si chiama Avola, che a suo volta è situata in un altro buco di culo che si chiama Sicilia, che si trova nel mega buco di culo noto come Italia.
Ora, chi vive nel buco del culo del buco del culo del buco del culo (detto anche buco del culo al cubo) e ne ha la consapevolezza, è ovvio che se trova un posto migliore in cui stare ci voglia stare per più tempo possibile.

Da ora mi riferirò al mio paese (e anche al vostro, fatte le dovute traslazioni) come "buco del culo", giusto perchè non pensiate che quello che vale ad Avola non valga a Casatenovo o a Vergate sul Membro.

Ecco i motivi:

Motivo 1: se nel buco del culo esci con una cresta viola o con un piercing di 100 grammi la gente ti prende per il culo. Se ti fai la foto della tua cresta viola e la pubblichi su instagram con i tag giusti ci saranno almeno 5-6 persone che scriveranno "cool". Quelli che non pensano sia cool la maggior parte delle volte la tua foto non la vedranno nemmeno perchè è improbabile che abbiano scritto #crestaviola su instagram solo per il porco piacere di insultarti.

Motivo 2: se nel buco del culo ascolti musica che non va di moda nel buco del culo non avrai modo di condividere la tua musica con altri. E condividere, si sa, è la cosa più bella del mondo. Su internet di gente che ascolta la tua stessa musica - anche se è hard-classica-fuckbeat-postromantica-subneuronale - ne troverai a centinaia. Stessa cosa vale per i libri, o i film, o la filosofia.

Motivo 3: nel buco del culo vali per la reputazione che ti fai. E la reputazione te la fai per una serie di cose come il tuo aspetto, il tuo abbigliamento, la tua self-confidence e per come dici quello che dici (più che per quello che dici in sè, per cui se spari una cazzata con aria sicura hai più credito di quello che hai se dici una cosa intelligente, ma sommessamente). Su internet vali per la reputazione che ti fai, ma ti fai una reputazione se dici cose interessanti. Cioè per quello che sei dentro e non per quello che appari all'esterno.

Motivo 4: nel buco del culo le possibilità di aggregazione sono limitate da una serie di lacci e laccetti sociali, dal numero esiguo di luoghi, dal fatto che non sai cosa dica o pensa la gente che ti sta accanto e che non conosci. Di base ci potrebbe essere un'affinità straordinaria (non parlo solo di amore o sesso, anche di semplice amicizia o condivisione di qualcosa) col tizio o la tizia che incroci tutti i giorni per strada, ma tu non lo saprai mai perchè ne tu ne lui/lei avete mai avuto modo di parlare. E anche se fosse successo di scambiare due parole sicuramente saranno stati dei banali convenevoli, uno non va da una persona che non conosce chiedendogli "ti piacciono le poesie di Georg Trakl?". Nel mondo reale le interazioni sono decise in gran parte dal caso.
Su internet "incontrare" una persona equivale a parlarci, e se avete interessi in comune molto probabilmente sarà questo il motivo per cui ci state comunicando.

Motivo 5: nel buco del culo se una persona ti sta sui coglioni e frequenta il tuo stesso ambiente la devi sopportare o andartene. Su internet ti basta non parlarci. Tuttalpiù lo blocchi se non la smette di rompere.

Motivo 6: nel buco del culo hai un'identità sociale ben definita a cui in una certa misura ti devi attenere se vuoi mantenere dei rapporti sociali soddisfacenti. Se un giorno sei comunista e il giorno dopo fascista, se un giorno ascolti il metal e il giorno dopo la neomelodica, se un giorno sei elegante e l'altro trasandato dopo un po' passerai per un ipocrita e ti manderanno tutti a cacare. Puoi cambiare giro, puoi cambiare bar, puoi cambiare quello che ti pare ma solo un numero limitato di volte. Su internet puoi essere chi vuoi, e puoi cambiare tutte le volte che vuoi. Cambi nick, cambi avatar e sei una persona nuova.

Questi sono i motivi principali, anche se non tutti, per cui il mondo di internet è meglio della vita reale, specialmente se la vita reale è vivere nel buco del culo. Ora, ovviamente non sono tutte rose e fiori, internet ha un grande difetto: principalmente il fatto che non è un'esperienza immersiva. Tutte le interazioni passano solo attraverso gli occhi e il monitor e le casse. Su internet non ci sono odori, non ci sono sensazioni tattili, non ci sono sapori, non c'è un corpo con cui fare delle cose.

Sono limitazioni non da nulla, e sono i motivi per cui anche se il mondo di internet è migliore del mondo reale ogni tanto spegniamo il pc e andiamo a farci una birra con gli amici all'aria aperta. Su internet non c'è aria.
Ma ecco, se mi chiedessero come lo vorrei, il mondo, beh, lo vorrei più simile a internet, almeno nei lati positivi.

La soluzione, comunque, e non vivere nel buco del culo. Quindi se vivi nel buco del culo e hai la possibilità di andar via, fallo.