Un altro blog

Ad un certo punto mi sono reso conto che se avessi dovuto aprire un blog per ogni cosa che mi piace, mi interessa o ho semplicemente voglia di condividere ne avrei dovuto aprire una ventina. Fino ad ora ho fatto così e la cosa non ha funzionato: troppe cose dette in modo troppo sparpagliato. Ora questo è il mio unico blog, senza fronzoli e senza pretese: qui c'è tutto quello che ho voglia di raccontare. Ciao.

ATTENZIONE

A quanto pare è successo qualcosa di strano e molte delle immagini presenti nel blog sono sparite, compresa l'intestazione. Non ho idea di cosa sia successo, forse è colpa delle scie chimiche che mi faccio davanti al pc.
Mi scuso per il disagio e cercherò di riparare i danni appena possibile, nel frattempo i post sono ancora on-line quindi potete leggerli lo stesso.

martedì 12 giugno 2018

Ridefinire i termini dello scontro

La mia generazione è cresciuta in un mondo diverso rispetto a quello in cui viviamo oggi. I punti di riferimento culturali e politici e le prospettive da cui li guardiamo sono mutati in modo sostanziale negli ultimi anni.
Io, i miei coetanei e le generazioni precedenti a noi, sono cresciuti con un'opposizione netta tra due posizioni politiche, definite con i termini oggi molto problematici di "destra" e "sinistra".
I concetti di "destra" e "sinistra" avevano una duplice natura: da un lato strettamente politico-economica, dall'altro etico-morale. Questa duplice natura non era oggetto, se non in rari casi, di problematizzazione.
Alla lotta per i diritti dei lavoratori e per il welfare si accompagnava una visione progressista della vita civile, con l'idea che il superamento delle vecchie istituzioni (la famiglia, la patria, la chiesa) sarebbe stato di grande beneficio per la creazione di una società più libera e felice. Il paradigma del "libero amore" è l'espressione più emblematica di tutto ciò, in una posizione politica un po' strana ma molto feconda che vedeva i metalmeccanici e gli hippie dallo stesso lato della barricata.
Viceversa, chi si definiva di "destra" era per il libero mercato e le privatizzazioni, e allo stesso tempo portatore di una visione conservatrice della vita civile, quella che chiamavamo - con disprezzo - "morale borghese". Dio, famiglia, sobrietà, quella roba lì.
Avevo quattordici anni quando ragionavo secondo questi schemi, oggi ne ho trentatrè e le cose sono cambiate in modo evidente e profondo, anche se nessuno delle persone che mi sta attorno sembra percepire la cosa come un problema.
Mi spiego: la parte politica che oggi propugna gli ideali etico-morali della (fu) sinistra, è la stessa che propugna quelli politico-economici della destra liberale.
L'uomo di sinistra del 2018 è combattuto tra l'adesione a quei valori di libertà che finalmente si stanno realizzando - vedasi le unioni civili, la legalizzazione delle droghe leggere, la secolarizzazione galoppante della nostra società - e quei meccanismi economici liberali e capitalisti che stanno rendendo il mondo occidentale sempre più povero, sempre più precario, sempre più disastrato.
L'uomo di sinistra nel 2018 è un'entità schizofrenica (nel senso etimologico: cioè che la sua mente è scissa, separata, frammentata) in cerca di se stessa.
E' tentato di dare forza a quella parte politica che vuole permettere ai gay di sposarsi, ai ragazzi di girare il mondo, che vuole una società laica e aperta e multiculturale ecc., ma è consapevole - quando lo è - che quella stessa parte politica ha venduto l'occidente (l'italia, l'europa, gli usa) a una serie di gruppi bancari privati e di multinazionali, uccidendo il welfare, il lavoro, e puntando una pistola alla tempia della democrazia.
Del resto, se la vecchia "morale borghese" cade a pezzi è perchè non è più funzionale agli interessi del capitale. Oggi non ci vogliono più famiglie unite e devote che diano figli-lavoratori alla patria, ma consumatori casuali in perenne stato di bisogno.
Un punto importante non suffragato da studi scientifici, ma che è solo una mia impressione, è che a livello personale l'aspetto etico-morale giochi un ruolo preponderante rispetto a quello strettamento politico-economico, probabilmente perchè dal punto di vista psicologico questo aspetto è sentito in misura maggiore rispetto alle dottrine economiche. Non solo, le questione etico-morali sono anche più facili da capire, ed è più facile prendere posizione su di esse in un senso o in un'altro.
Questo è tanto più un problema se si considera il fatto che dal punto di vista oggettivo l'aspetto economico-politico ha delle conseguenze di gran lunga più significative rispetto a quello etico-morale.
Queste questioni rimangono, a quanto vedo, al di sotto della soglia della coscienza nella maggior parte delle persone che conosco. Sono problemi irrisolti ma in qualche modo negati alla radice perchè destabilizzano troppo, suggerendo che in molti casi sia opportuno rivedere le proprie posizioni.
Auspico, però, che la questione venga a galla al più presto, e che si ridefiniscano i termini dello scontro.

domenica 3 giugno 2018

Sulle dichiarazioni del ministro Fontana

Due parole sul tema "gente di sinistra che vota m5s" e sulle dichiarazioni del ministro Fontana.

Alle ultime elezioni parte dell'elettorato - quello povero, per dirla senza peli sulla lingua - di sinistra si è trovato in una condizione piuttosto spiacevole.

Da un lato abbiamo il PD (e LEU, che altro non è che un'appendice dello stesso fatta per intercettare quelli che se non vedono il rosso non ci mettono la X), una forza politica progressista dal punto di vista dei diritti civili, che ha fatto molti passi avanti nel riconoscimento delle unioni di fatto e in generale dei diritti delle minoranze. Questa stessa forza progressista si è però dimostrata sorda e cieca (quando non direttamente distruttiva) per quando riguarda lo stato sociale.

Dall'altro lato abbiamo il m5s che - a parole, vedremo ora nei fatti - ha sempre affermato di voler riportare un po' di giustizia sociale ma che sul campo dei diritti civili si è mostrato sempre tiepido. Movimento che al governo è affiancato dalla Lega - che ha preso una bella quota di voti da parte della classe operaia al nord per motivi analoghi, principalmente per la sua avversione alla Fornero - che è decisamente conservatrice dal punto di vista dei diritti civili.

La mia idea è che non si dovrebbe essere nella condizione di dover scegliere tra i diritti civili e quelli sociali, li ritengo entrambi patrimonio di quella che - non so più a che diritto in effetti - continuo a chiamare "sinistra".
Ma ad un certo punto ci si deve arrendere alla realtà e ammettere che l'immagine del grande partito di sinistra che difende i diritti dei lavoratori è niente più che una fantasia polverosa.

Preso atto di ciò - ci sono voluti anni di continue delusioni - non mi stupisce per niente che la grande massa dei disoccupati/precari/sfruttati sia stata ben più preoccupata della questione del lavoro e dello stato sociale più che dei diritti civili.

Tanto, per farla breve, senza soldi, senza casa, senza lavoro, senza sicurezza sociale, che tu sia gay o etero, che tu voglia essere una madre amorevole angelo del focolare o una donna libera e indipendente, ti ritroverai comunque a fare una vita di merda.

martedì 29 maggio 2018

L'edificante storia dell'architetto e del tizio che voleva ristrutturare casa

Dal vangelo secondo Franz Karpanov leggiamo questa parabola edificante e dall'importantissimo insegnamento morale:

Un giorno un uomo voleva ristrutturare casa.
Andò quindi da un architetto, famoso per la sua abilità e la sua inventiva, chiedendogli di mettersi al lavoro.
Dopo un mese i lavori erano terminati e l'uomo tornò nella sua casa.
Il giorno dopo si accorse che una tubatura perdeva. Poi una finestra si staccò e rovinò a terra. Dopo qualche giorno fu la volta dell'impianto elettrico che andò in cortocircuito, e le perdite di gas dalla caldaia. L'uomo, deluso e arrabbiato, tornò dall'architetto.

"Hai fatto un lavoro di merda" disse
"E tu come fai a saperlo?" rispose l'architetto
"La casa cade a pezzi" rispose l'uomo
"Ma tu, per caso, sei laureato in architettura?"
"Ehmm, no, ma non capisco cosa cen..."
"E allora come ti permetti di dire che ho fatto un lavoro di merda, tu che sei ignorante in materia?"
"La casa cade a pezzi" ripetè l'uomo.
"La casa va benissimo" disse l'architetto, e si lanciò in una complicatissima spiegazione sul perchè la situazione era rosea, mostrando calcoli matematici, coefficienti, test sui materiali usati e via dicendo.
"Non ci ho capito un cazzo" disse l'uomo
"E' questo il problema, le persone che non capiscono e non sanno, eppure hanno la pretesa di mettere bocca su cosa è buono e cosa no. Certo, la casa non è ancora perfetta, ma sono orgoglioso del lavoro fatto fino ad ora. Abbiamo fatto il massimo, ma se mi darai ancora fiducia tornerò e sistemerò tutto"

L'uomo, che era di buon cuore (e anche un po' fesso) si lasciò convincere. L'architetto tornò al lavoro, si diede da fare per un paio di settimane e restuituì all'uomo le chiavi di casa.
La casa, però, era ancora più disastrata di prima. I mobili erano tutti storti, le porte cigolavano, anche gli elettrodomestici erano stati sostituiti con altri più scarsi. Vistose macchie di umidità si diffondevano sui soffitti. Le assi scricchiolavano e pioveva dentro. Una puzza di fogna abominevole veniva dal bagno, in cui il cesso aveva la tavoletta rotta e poggiata accanto al muro. I materassi giacevano a terra, sventrati, i cuscini erano sudici come se qualcuno ci avesse camminato sopra.
I pavimenti erano disseminati di escrementi di animali, nella sala da pranzo faceva bella mostra di sè un enorme cumulo di letame, mentre alcune carogne erano state lasciate a marcire nel cortile, circondate da mosche e dal fetore nauseabondo che da sempre accompagna i cadaveri.

"Sei impazzito?" urlò l'uomo, correndo sconvolto dall'architetto "che cosa hai fatto, fottuto bastardo psicopatico? Voglio indietro i miei soldi, pezzo di fango!"
"Questo è il linguaggio dell'odio e del risentimento, ed è inammissibile" disse l'architetto "considerato l'impegno che ci ho messo. Non si poteva fare altrimenti, considera che..." e seguirono buoni venti minuti di spiegazioni tecniche, con dati alla mano, grafici e calcoli "quindi converrai con me sulla bontà del lavoro fatto"
"Non ho capito un cazzo di quello che hai detto"
"Perchè tu non sei un architetto, come pretendi di capirlo? Devi essere responsabile e fidarti di me che sono preparato e so quello che faccio"
"Brutto stronzo, la casa era vecchia e acciaccata ma vivibile, da quando ci hai messo le mani tu è diventata l'incarnazione stessa della sfacelo"
"La questione è complessa" disse l'architetto, e si lanciò in un'altra complicatissima spiegazione.
"Non ho capito le ultime duecentocinquanta parole, quindi cosa devo fare?"
"Dammi fiducia, domani torno a casa tua e riprendo i lavori"
"Anche no" rispose l'uomo "mi hai già spillato abbastanza soldi, mi rivolgerò a qualcun altro"

Il giorno dopo, però, mentre l'uomo rincasava trovò il ponteggio montato e gli operai al lavoro che, demolitori alla mano, facevano dei grossi buchi sui muri, a casaccio.
"Buongiorno" disse l'architetto, che era lì a controllare i lavori
"Che ci fai qui, marrano?" disse l'uomo "io non ti ho incaricato di fare nulla, torno giusto adesso da un'altro architetto al quale ho affidato i lavori"
"Tu sei incompetente, non posso permetterti di rovinare quello che è stato fatto fino ad ora affidando ad un altro i lavori. Ho parlato col sindaco e anche lui è d'accordo con me"
"Cazzo centro il sindaco? E' casa mia, lo decido io chi svolge i lavori"
"Non se compi scelte irresponsabili, mi dispiace, è nell'interesse della tua casa che i lavori li faccia io. Adesso per favore spostati che ho molto da fare"

Allora l'uomo prese una grossa pala poggiata lì vicino e la diede in testa all'architetto, di taglio, aprendogli il cranio in due come un melone.

FINE

giovedì 8 febbraio 2018

A proposito dei fatti di Macerata e della recludescenza del fascismo.

Niente introduzioni, inizio così, a bestia, in medias res.
Il fascismo non si combatte con le leggi ad hoc, non si combatte con le manifestazioni "anti" o coi presidi.
Potete anche arrestarli tutti, i fascisti, ce ne saranno altri e diventeranno sempre più forti.
Il fascismo si combatte con la buona politica: con la giustizia sociale, col welfare, con l'occupazione, con la lotta alla povertà.
Tutti punti su cui voi "antifascisti" che ci avete governato fino ad ora avete il carbone bagnato. Anzi, bagnatissimo.
La dittatura diventa un'opzione attraente quando le istituzioni democratiche falliscono, quando sono corrotte e losche, quando i problemi non solo non vengono risolti, ma vengono proprio negati alla radice.

Tutti voi "compagni" (virgolette d'obbligo) che adesso strepitate contro lo sdoganamento del fascismo, vi prenderei sonoramente a calci nel culo, se potessi. Perché questo sdoganamento l'avete permesso voi. Perché nel momento giusto avete preferito il compromesso e avete dato il vostro supporto a chi dal governo Monti in poi ha portato avanti politiche scellerate di riduzione dei diritti dei lavoratori e di macelleria sociale.
Perché quando ancora le forze di sinistra avevano un minimo di possibilità di contare qualcosa siete stati vigliacchi - o stupidi, o in malafede - e avete votato il PD perché l'importante era "battere Berlusconi". Complimenti.

Avete battuto Berlusconi, siete andati al governo, siete riusciti nella difficile impresa di fare peggio di lui, e adesso lui è tornato e molta gente dice beh, schifo per schifo, meglio l'originale.
Eppure dopo la caduta del governo Berlusconi ve l'avevano fatto anche vedere di che pasta erano fatti, dando il loro sostegno al governo Monti. Ma voi li avete votati lo stesso, nonostante tutto.

Avete sacrificato un ideale meraviglioso sull'altare della sconfitta del nemico, e adesso quel nemico è di nuovo qui, vivo e vegeto. Ma voi siete morti. I vostri - anzi, i nostri - ideali sono morti.

Screditati e sputtanati almeno per i prossimi 5-10 anni per colpa di chi sotto il simbolo e i colori che significavano uguaglianza, giustizia, lavoro e dignità ha creato una società più ineguale, più ingiusta, con meno lavoro e di qualità peggiore e di cui io e molti altri abbiamo ragione di vergognarci.
È colpa dei politici ma anche vostra che li avete votati lo stesso perché i colori erano quelli, senza accorgervi - ma era palese, e per questo ve ne faccio una colpa - che ci avevano traditi.

E adesso che il fascismo rialza la testa voi, che gli avete spianato la strada e gli avete lasciato campo libero, adesso voi tuonate che siamo in pericolo.

Voi che avete supportato Renzi che andava a parlare alla Confindustria e aveva come interlocutori principali le multinazionali e i grandi gruppi bancari. Voi che vi sentivate per questo moderni e social e rottamatori e avete lasciato che in questi anni fossero quelli di Casa Pound a portare il pane alle famiglie povere e a fare la lotta per il diritto alla casa, voi adesso vi scandalizzate del credito che l'estrema destra ha acquistato presso gli italiani.

Voi ora vi scandalizzate del fatto che per molti ormai voi siete i cattivi e loro sono i buoni. E vi trincerate dietro vecchi slogan, dietro la nostalgia della resistenza e della liberazione, dietro le foto del Duce appeso su Facebook con tanto di commenti sarcastici. Sperando che queste cose abbiano ancora effetto nei confronti di chi ormai dubita di tutto perché tutto avete distrutto e sputtanato.

I fascisti diventeranno sempre più forti, ed anzi più cercherete di reprimerli con la forza, più appariranno come "quelli buoni" che si ribellano ad un potere ingiusto ed opprimente. È paradossale ma a questo siamo arrivati.
L'unica speranza è cambiare rotta, cambiare linea politica e costruire una società sana, virtuosa, dove si lavora e si viene pagati il giusto, dove chi è disoccupato comunque non è disperato e non perde la dignità. In una società così il fascismo non attrae nessuno e appassisce come una pianta a cui non si dà acqua.
Altrimenti saremo fottuti, e sarà colpa vostra.

lunedì 20 aprile 2015

Tony Tesla e le domande che non fanno dormire.



Ho già citato più volte la famosa frase di un pensatore contemporaneo che una volta disse: ogni volta che sento le parole "senso della vita" metto mano alla pistola.*

Del resto, ci sono domande più interessanti, domande che se te le poni seriamente rischi di entrare im stato confusionale.
Ora, quando si parla dell'essere vivi, anche se pochi se ne rendono conto, non ci si riferisce all'insieme dei processi biochimici che comunemente chiamiamo "vita", ma alla cosa che a volte è chiamata "coscienza", "percezione di sè", "autocoscienza", "esserci" e via dicendo.

Quando i religiosi parlano della vita dopo la morte intendono in realtà la coscienza dopo la morte. Immaginano cioè di non avere un corpo ma tuttavia continuare a sentire, vedere, pensare ecc. Essere coscienti, non tanto essere vivi.

Ora, ovviamente io non credo alla coscienza dopo la morte, ma la cosa interessante è che anche la coscienza PRIMA della morte pone degli interrogativi non da nulla.
Ora, spiegarli con un linguaggio tecnico-bio-filosofico renderebbe questo post incomprensibile e di difficile lettura, quindi vi racconterò di queste domande immaginando una serie di esperimenti mentali che tutti possono capire.

Allora, la comunità scientifica è d'accordo sul fatto che la coscienza è una funzione cerebrale. Alcuni dicono "proprietà emergente" ma non cambia tanto, è una cosa che il cervello fa. Non sappiamo come ma lo fa.

Questa è una premessa necessaria.

Ora immaginate uno scienziato geniale e un po' psicopatico che decida di compiere una serie di esperimenti. Lo chiameremo Tony Tesla, così tanto per.
Allora, Tony Tesla è un chirurgo che riesce a fare trapianti di cervello e di pezzi di cervello o di qualsiasi altra parte del corpo. Inoltre ha a sua disposizione una macchina (che lui ha chiamato "replicatore") che è in grado di creare una copia esatta di qualunque cosa - persone incluse. Quando dico copia esatta intendo esatta a livello subatomico.

Ok, iniziamo.

Esperimento 1:

Tony Tesla crea una vostra copia esatta mentre state dormendo nel vostro lettino. Poi vi spara (perchè è psicopatico) e vi sostituisce con la copia. La mattina dopo la copia si sveglia ricordando di essere andato a letto la sera prima (è una copia ESATTA, per cui anche il cervello con i suoi ricordi, la personalità, le idee ecc è assutamente uguale). Per lui è una mattina come tante, nessuno ovviamente si accorge della differenza.
Ora, voi ci siete ancora?
No, direte, perchè lui vi ha sparato. Se non vi avesse sparato voi sareste una persona distinta la mattina dopo. Ok, però vi ha sparato e ora c'è la vostra copia. C'è stato un attimo in cui la vostra coscienza si è interrotta, ma è stato quando vi siete addormentati, non quando vi ha sparato. 
Voi tutti quando la mattina vi svegliate la vostra coscienza si riattiva, ma c'è un momento in cui non ci siete - quando dormite. Come fate a sapere di essere voi il giorno successivo?

Esperimento 2

Andiamo a cose più complesse. State sempre dormendo. Tony Tesla vi trapianta un altro cervello identico al vostro. La mattina vi svegliate, il vostro corpo è quello di prima tranne il cervello che è stato sostituito con uno identico. Il vostro corpo non è cambiato, il vostro cervello è identico a prima, solo gli atomi che lo compongono solo altri. Quindi si potrebbe dire che non è cambiato nemmeno lui.
Per voi non è cambiato nulla.
Siete ancora voi? Siete ancora vivi o siete morti?
E considerato che tutti gli atomi del corpo vengono comunque sostituiti in 5 - 6 anni, tra 5 - 6 anni sarete ancora voi o sarete morti e sostituiti gradualmente da una copia di voi?

Esperimento 3

Avete un tumore al cervello. Ma il mitico Tony Tesla ha fatto una copia perfetta della parte di cervello malata, solo senza il tumore. Ve la trapianta e voi guarite. Siete ancora voi? Siete voi solo in parte?
Poi vi ammalate di nuovo e di nuovo, e ogni volta Tony vi guarisce sostituendo la parte di cervello malata con una sana. Fin quando tutto il vostro cervello è stato gradualmente sostituito con un altro. 
Siete ancora vivi? Siete ancora voi?

Ora, ovviamente tutti questi esperimenti non possono essere fatti, non abbiamo ancora la tecnologia, e in più sono eticamente orribili e sarebbero comunque inutili. Voi continuereste ad asserire di essere vivi e vegeti e che per voi non è cambiato nulla. E non ci sarebbe modo di capire se è così o no, nessun esperimento potrebbe rispondere alla domanda.

Il problema è che c'è uno scarto incolmabile tra il mondo fisico e quello psichico. E che non ci capiamo una mazza di come sono correlati.
Ancora una volta, quando non c'è modo di rispondere a una domanda bisogna porsi il problema se la domanda abbia senso o no. Potrei chiedermi qual'è il colore della speranza e quante uova ci stanno nella settimana scorsa e non troverei mai la risposta. Perchè sono domande che non hanno senso.
Così come non ha senso chiederci "perchè esistiamo?" - a meno che non la si intenda in senso strettamente fisico ovvero "qual'è la catena causale di eventi che ci hanno portato ad esistere?" - o "qual'è il senso della vita?".

Tuttavia è arduo dire che le domande sulla coscienza non abbiano senso. La coscienza è una cosa rognosa perchè solo chi ne ha esperienza può dire che essa esista. Solo io ho esperienza del mio mondo interiore, delle mie sensazioni e dei miei ricordi. Ora, se io ho un'allucinazione e vedo gli unicorni che volano ovviamente esiste un processo cerebrale corrispondente al vedere gli unicorni che volano, ma gli unicorni che volano NON ESISTONO. Bene, questo potrebbe valere per la coscienza, può essere che io percepisco me stesso, c'è un processo cerebrale correlato a questa percezione ma può anche essere che IO non esisto, come gli unicorni.

Ma io non potrei percepire nulla se non ci fossi IO, e qui il terreno si fa paludosamente metafisico, ci si addentra in un mondo di loop logici e fanghiglia di concetti difficilmente definibili.

Forse ho sbagliato strada, io cercavo solo il ristorante cinese.

Ciao.

---

*è una battuta, non prendetevela.

domenica 19 aprile 2015

Carota Meccanica - sulla libertà e il controllo sociale.



Con mio sommo imbarazzo devo ammettere di aver letto solo adesso - a trent'anni suonati - Arancia Meccanica di A. Burgess.
Ora, anche se penso che pochi di voi abbiano letto il libro, sicuramente molti hanno visto il film di Kubrick, o quantomeno ne conoscono la trama.

Se non avete fatto nè l'uno nè l'altro probabilmente dovreste.

Questa però non è una recensione del libro o del film, ma una riflessione sul suo significato e sul suo valore. Non come opera letteraria/cinematografica, ma come "parabola". Uso questo termine perchè lo stesso Burgess lo utilizzò parlando del suo romanzo e del suo significato:

"Il mio eroe, Alex, è veramente malvagio, a un livello forse inconcepibile, ma la sua cattiveria non è il prodotto di un condizionamento tecnologico o sociale - è una sua impresa personale in cui si è imbarcato in piena lucidità. La mia parabola, e quella di Kubrick, vogliono affermare che è preferibile un mondo di violenza assunta scientemente a un mondo programmato per essere buono e inoffensivo. Arancia Meccanica doveva essere una sorta di manifesto sull'importanza di poter scegliere".

Ora, se Burgess non avesse parlato del suo romanzo in questi termini io non starei scrivendo queste righe. Com'è mia abitudine avrei semplicemente preso questo capolavoro per quello che è, senza necessariamente dovervi trovare delle implicazioni etico/morali. Ma, dal momento in cui l'autore stesso definisce il suo romanzo una "parabola", voglio prendermi la briga di raccontavi quello che penso sulla posizione etica presa dall'autore di Arancia Meccanica.

E, lo dico subito, non condivido la visione di Burgess. O per lo meno, la condivido nel contesto del suo libro - se il mondo in esso ritratto fosse quello reale -, ma se messa in relazione con la realtà dei fatti essa perde subito consistenza.

Dunque, la citazione di Burgess si basa su due assunti fondamentali, e sono questi assunti che io contesto:

1)La violenza di Alex è una sua scelta lucida e libera.
2)Un mondo programmato per essere "buono" deve basarsi su un rozzissimo condizionamento pavloviano che ti fa venire il mal di pancia se pensi di fare qualcosa di male.

Vediamoli nel dettaglio.


Dal punto di vista psicologico il personaggio di Alex è piuttosto improbabile. Il 99% dei criminali esercita la violenza allo scopo di raggiungere un fine, e anche quell'1% di "mostri" - come vengono talvolta chiamati - non fanno eccezione, solo i loro fini sono più contorti.
Non voglio dire che non esiste libertà di scelta, ma che - la realtà non è mai netta e limpida come la fantasia - nessuna scelta è scevra da pressioni sociali e condizionamenti esterni.

Il comportamento umano è SEMPRE in parte frutto di un condizionamento, di un sistema di premi e punizioni (potremmo dire più tecnicamente feedback positivi e negativi) che viene ha ricevuto come risposta ai comportamenti durante la vita e lo sviluppo.
La maggior parte delle volte (e non dico "sempre" per cautela) chi si comporta in modo malvagio lo fa perchè quei comportamenti hanno ricevuto in passato dei feedback positivi, o dal suo ambiente sociale o dal gruppo di riferimento.

I teppisti la cui violenza appare insensata e fine a se' stessa spesso ricevono o hanno ricevuto dei feedback ben precisi che influenzano quello che fanno e non fanno: al di là dei vantaggi materiali (che possono anche non esserci), il bullo riceve il rispetto dei pari dopo aver pestato il malcapitato di turno, o la stima degli altri bulli e la garanzia di non diventare egli stesso vittima. 

Ora, vi chiederete cosa c'entra questo col condizionamento.
Beh, ci sono due tipi di condizionamento: quello pavloviano (il cane sbava quando sente la campana / Alex ha un malore ogni volta che pensa di commettere un atto violento) e quello cosiddetto "operante". Questo secondo tipo di condizionamento è quello che in qualche modo la società e i gruppi sociali mettono in atto verso i membri che ne fanno parte.

Per capirci, il condizionamento operante è quello che si usa per addestrare i cani: quando il cane ubbidisce gli si dà un biscotto come ricompensa. Ora, la nostra società funziona così: quando il bambino fa i compiti riceve il plauso e la stima degli adulti, allo stesso modo quando il piccolo criminale commette un furto riceve l'approvazione del gruppo e l'incoraggiamento a continuare. 

Quella che viene chiamata "educazione" non si differenzia molto nella sostanza dall'addestramento dei cani: se fai così avrai un premio, se fai cosà avrai una punizione. Che si tratti dell'educazione istituzionale o di quella criminale la sostanza è sempre quella.

Per cui, sebbene esistano scelte, non vi sono mai scelte completamente libere da condizionamenti.


Per lo stesso motivo, il secondo assunto di cui parlavo prima viene a cadere: la società è sempre "programmata".
Non esistono società "libere" e società "programmate", ma solo società programmate male e società programmate bene.
Una società può essere programmata per produrre individui corrotti, criminali, egoisti ecc. o per produrre individui onesti, rispettosi delle regole (non della legge in sè, ma quantomeno del principio secondo cui devono esserci delle regole), altruisti ecc.
Del resto, se la scelta di comportarsi in modo etico piuttosto che in modo criminale fosse il risultato di una libera scelta completamente individuale, i tassi di criminalità sarebbero più o meno omogenei in tutti i paesi del mondo. E non è così.

Ora, chiediamoci, le società "sane" sono programmate per esserlo? In gran parte sì, ma non con un rozzo sistema pavloviano, bensì con un raffinato sistema di feedback positivi e negativi. Ammortizzatori sociali funzionanti, sistemi economici che incoraggiano la collaborazione, benessere diffuso e via dicendo sono tutti sistemi "programmati" che invogliano il cittadino a comportarsi in un modo onesto, mentre la perdita di diritti, di beni e della libertà lo scoraggiano dal compiere azioni scorrette.

Nelle società corrotte, abbiamo viceversa feedback positivi per le azioni malvagie (arricchimento, impunità, rispetto) e negativi per quelle buone.
Per cui nelle società corrotte - come quella italiana, specialmente qui al sud - l'imprenditore che vuole pagare il giusto gli operai non può reggere la concorrenza degli sfruttatori e chiude baracca, chi rispetta le regole quando potrebbe trasgredirle impunemente è "fesso" e chi protesta davanti ai soprusi è "sbirro" e "spione" e "infame".

Un certo grado di condizionamento è imprescindibile in qualsiasi società. Le leggi col loro carico di premi e punizioni non sono altro che condizionamento, l'educazione scolastica è condizionamento, il rapporto coi genitori è condizionamento. A volte questo condizionamento è spontaneo e non pianificato dall'alto, a volte è il frutto di un oculato intervento di ingegneria sociale. A volte condiziona verso comportamenti che comunemente riteniamo "buoni" a volte verso comportamenti che riteniamo "malvagi", ma tuttavia esiste sempre e comunque.


Gli Alex nel mondo - quelli intrinsecamente malvagi, malvagi per libera scelta - sono lo 0,0qualcosa%. Tutti gli altri sono malvagi perchè figli di una società malvagia, che invoglia e rafforza i comportamenti malvagi.

Ovviamente poi la storia di ogni persona è unica, per cui nelle società corrotte ci sono comunque degli onesti e nelle società sane ci sono comunque dei corrotti e dei criminali. Ma se la percentuale varia in modo rilevante, la società gioca comunque un ruolo in questo, altrimenti dovremmo chiamare in causa possibilità astruse tipo la malvagità genetica o l'influsso del diavolo.

E queste sì sono stronzate.

In ultima analisi, ben vengano le società "programmate per essere buone e inoffensive", ne abbiamo un fottutissimo, estremo bisogno.