Un altro blog

Ad un certo punto mi sono reso conto che se avessi dovuto aprire un blog per ogni cosa che mi piace, mi interessa o ho semplicemente voglia di condividere ne avrei dovuto aprire una ventina. Fino ad ora ho fatto così e la cosa non ha funzionato: troppe cose dette in modo troppo sparpagliato. Ora questo è il mio unico blog, senza fronzoli e senza pretese: qui c'è tutto quello che ho voglia di raccontare. Ciao.

ATTENZIONE

A quanto pare è successo qualcosa di strano e molte delle immagini presenti nel blog sono sparite, compresa l'intestazione. Non ho idea di cosa sia successo, forse è colpa delle scie chimiche che mi faccio davanti al pc.
Mi scuso per il disagio e cercherò di riparare i danni appena possibile, nel frattempo i post sono ancora on-line quindi potete leggerli lo stesso.

martedì 13 gennaio 2015

Satira, incitamento all'odio e cose varie.

Quando la censura diventa arte surrealista.


Torno sulla tematica "censura e satira" tanto cara al popolo italiano. Anni e anni di berlusconismo (per quanto mi faccia schifo la parola la uso per comodità) ci hanno insegnato che la satira è qualcosa di sporco e pericoloso e che "si può fare satira ma non insultare e offendere".
Ovvero la satira deve essere innocua, altrimenti diventa diffamazione, insulto, incitamento all'odio ecc.

Come hanno scritto in molti, un giornale come Charlie Hebdo in italia non sarebbe mai potuto esistitere perchè molti si sarebbero offesi, e a differenza della francia in cui se un giornale ti offende non lo compri e basta - a meno che tu non sia un testa di cazzo fondamentalista - in italia sarebbe partito un processo e la pubblicazione sarebbe stata sospesa.

Una bestemmia diventa "vilipendio alla religione", una critica a napolitano diventa "vilipendio al capo dello stato", dire che l'italia è un paese di merda diventa "vilipendio alla nazione" ecc.
In pratica è mentalità comune in Italia che i poteri forti non devono essere toccati se non per accarezzarli con i guanti di velluto.
E' il tipico comandamento mafioso di "non fare incazzare il boss" diventato legge e consuetudine per un intero popolo.

Sembra tuttavia che anche quelli che si considerano liberi pensatori e antagonisti rispetto alla mentalità comune pensino che un qualche limite alla libertà di stampa e d'opinione deve essere posto.
Gran parte della sinistra italiana ad esempio si batte per la libertà di parola e di stampa, salvo poi strillare APOLOGIA DEL FASCISMO!!!11!!!1!! ogni dieci minuti, invocando l'intervento della giustizia contro ogni fesso che fa il saluto romano.

La logica che sta dietro alla censura si basa su due assunti: "alcune idee sono pericolose", e "il popolo è idiota". C'è quindi bisogno di un organo che blocchi sul nascere la diffusione di tali idee per evitare conseguenze spiacevoli.

In un mondo ideale la censura sarebbe inutile: quello che si può e non si può dire sarebbe "censurato" automaticamente dall'opinione pubblica, per cui se io ad esempio dicessi che l'omosessualità è un abominio (o i negri sono mezzi uomini mezzi scimmia, o la mafia in fondo non è sempre un male) sarei immediatamente oggetto del pubblico disprezzo tanto che ci penserei due volte prima di fare un'affermazione simile.
Ma siccome - come postulato in precedenza - il popolo è idiota, troverò invece una schiera di imbecilli pronti a darmi man forte, circondata (ed è questa la cosa più grave) dall'indifferenza di chi non si sente toccato in prima persona dalla cosa. Per cui le mie idee potrebbero effettivamente proliferare e fare danni.

Si preferisce quindi abdicare la responsabilità sociale delle idee che si diffondono tra la gente - che in teoria sarebbe del popolo stesso - ad un organo superiore, ovvero lo stato e i tribunali.
Tale ragionamento sarebbe perfetto, se soltanto si avesse la sicurezza che lo stato - ovvero gli uomini che sono al governo e la magistratura - abbia le buone intenzioni di operare per il bene dei cittadini e le competenze per discernere ciò che è buono da ciò che non lo è.
Tuttavia è molto improbabile che le cose stiano così, molto più probabile - come infatti succede - che lo stato operi per proteggere sè stesso e i poteri forti, e per mantenere lo status quo.

E mantenere lo status quo significa essenzialmente dare un'aura di intoccabilità alle istituzioni e soddisfare i moti dell'animo di un popolo gretto, stupido, disonesto, bacchettone e moralista.
Con la censura della satira si ottiene la prima cosa, dando a tutti la possibilità di querelare, segnalare, minacciare chiunque dica qualcosa che offende tizio e caio (anche se tizio e caio non hanno motivi reali per offendersi) si ottiene la seconda cosa.

Riassumendo, un popolo ha due possibilità: prendersi la responsabilità delle idee che circolano al suo interno, confidando che i coglioni e gli stronzi possano parlare perchè tanto nessuno darà loro credito, o delegare la responsabilità di quello che si può o non si può dire allo stato accollandosi ovviamente che lo stato possa tapparti la bocca in ogni momento se le tue idee danno fastidio.

In italia abbiamo scelto la seconda via.

Ps: Dando a cesare quel che è di cesare, lo spunto per questo post mi è stato dato da questo interessantissimo e infervorato articolo.

3 commenti:

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  2. ciao franz, trovo che le tue osservazioni diano giusto peso al problema della satira, ma tuttavia sono sell'opinione che vada fatta una distinzione tra libertà di satira e libertà di stampa ed espressione. se no mescoliamo le cose e la parola "censura" potrebbe essere applicata ad entrambe indistintamente cogliendo come opportuno quello che hai scritto. la satira per come è nata e sviluppata ha sempre presenti aspetti di ridicolizzazione, di sarcasmo, di ironia, critica, si salacità. la libertà di satira ha diritto ad esistere ed essere libera, quella che secondo me potrebbe essere soggetta a censura non è la satira in sè, che posso apprezzare o no personalmente, ma la libertà di stampa o espressione (quest ultima a mio avviso tenendo conto di fattori più complessi difficilmente interpretabili, come dici tu.. la libertà di stampa penso debba avere chiari criteri per cui se io scrivo a titolo giornalistico che un attentatore ha appena preso un ostaggio al colosseo, essa deve essere almeno in parte giustificata dal sospetto che la notizia possa essere vera e non una farsa mediatica e allarmistica. chi detiene il potere della libertà di stampa ne ha fatto un pò quello cha ha voluto, censurando notizie e creandone altre, allarmistiche e tendenti a rafforzare l'autorità a discapito dei cittadini impauriti. celebre è l esempio di Welles sull'arrivo degli alieni che sconvolse il popolo americano. un telegiornale, ad esempio se dicesse una cosa simile , dovrebbe essere punito, non accolto perchè c è liberta di stampa..

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  3. Ciao Markus,
    E' vero non ho fatto differenza tra satira e stampa in generale perchè sinceramente non vedo molta differenza tra censurare una presa in giro e censurare una critica seria che abbiano lo stesso contenuto.
    Le tue considerazioni però mi fanno notare un punto che in effetti ho trascurato: parlando di libertà di stampa e satira mi sono focalizzato sulla libertà di esprimere opinioni - in modo serio o con la satira - su vari argomenti, mentre non ho considerato l'aspetto della veridicità o meno delle notizie che vengono riportate.
    Su questo punto sarei d'accordo con te sul fatto che ci deve essere un controllo, e in effetti procurare allarme ingiustificato o mettere in giro notizie false per scopi commerciali o per interessi personali è al giorno d'oggi un reato e dovrebbe continuare ad esserlo.
    Ma anche qui ho il sospetto che lo stato non sia il censore ideale: possiamo fidarci davvero del fatto che lo stato censuri le notizie false e permetta il diffondersi di notizie vere? O piuttosto potrebbe capitare benissimo il contrario, come tu stesso fai notare?
    E se non lo stato, chi?
    Non voglio fare il complottista, sia chiaro, ma non c'è bisogno di nessun complotto, basta solo non parlare di certe cose che pure sono pubblicamente disponibili nei principali giornali e in tv per ottenere una quasi-censura molto efficace.
    L'unica protezione dalla censura statale che mi viene in mente è la grande massa di informazioni della stampa straniera reperibile in rete. In questo modo magari uno potrebbe riuscire, con grande impegno però, a farsi un'idea oggettiva di come stanno le cose.

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