Tutti i bambini, o per lo meno quasi tutti, hanno un amico immaginario. Se ci ripenso, io ne ho avuti tanti, e nessuno di loro era troppo originale: un robot, un brontosauro, un paio di alieni e via discorrendo.
Anche adesso ne ho uno: è il fantasma di un ragazzo vissuto nel 982 d.c.. Ogni mattina quando si sveglia perde la memoria e guarda estasiato tutte le meraviglie del mondo moderno chiedendomi cosa sono quei carri che camminano da soli e quelle scatole magiche con la gente dentro che parla.
Per fortuna che mi viene a trovare poche volte, sennò sarebbe una bella camurria.
A proposito, oggi ho dimenticato di prendere le mie pillole.
Comunque sì, sto scrivendo un post sugli amici immaginari dei bambini, e la cosa può sembrare strana, ma vi assicuro che la conclusione è interessante e non riguarda i giochi e le facezie (bello questo termine) dei pargoletti.
Partiamo dal nocciolo della questione: a cosa serve avere un amico immaginario quando ci sono anche altri bambini con cui giocare?
La funzione dell'amico immaginario, almeno in parte, è quella di alimentare - o per meglio dire mantenere - il narcisismo dei bambini.
Tutti i bambini, infatti, sono convinti di essere il centro dell'universo.
Bisogna pur capirli: nei primi anni di vita sperimentano un mondo protetto in cui c'è un altro essere - la mamma - che vive in funzione loro. Li nutre, gli pulisce il culo, li coccola e gli appara le tette in continuazione.
Una vera pacchia, non c'è che dire, sopratutto la parte delle tette.
Una pacchia, però, che non può durare. Ad un certo punto le esigenze del bambino vanno oltre il binomio cacca-tette e la madre non può continuamente stargli appresso perchè ha i cazzi suoi da sbrigare, come mantenere la casa pulita e non far crollare il suo matrimonio dando un po' di conto al marito.
Per uno abituato ad essere l'oggetto d'amore incondizionato di un essere potentissimo e buonissimo - tale appare la madre al nostro pargolo - è un bel trauma. E' a questo punto che salta fuori l'amico immaginario.
L'amico immaginario ha due caratteristiche importanti. La prima è che ti dà sempre ragione, non ha mai i cazzi suoi da farsi e va e viene a tuo piacimento.
La seconda, su cui pochi mettono l'accento, è che è quasi sempre un essere straodinario, di cui il bambino va molto orgoglioso. Questo è importante per la questione del narcisismo di cui parlavo prima: il bambino si sente estremamente figo nel pensare che un super robot spaziale passa il tempo a giocare con lui piuttosto che andare in giro a distruggere pianeti e sterminare popolazioni inermi come ogni robot spaziale con la testa sulle spalle dovrebbe fare.
"Se lui passa il tempo con me, e lui è così spacchioso, allora anch'io sono troppo spacchioso, o quantomento molto importante", così ragiona il bambino anche se non ne è consapevole.
Ora, ad un certo punto il bambino cresce ancora un po' e deve fare i conti con una cosa molto brutta che si chiama "realtà". Ad un certo punto il fatto di essere un comune essere umano diventa fin troppo evidente, e l'amico immaginario non può farci nulla. Vai a scuola e gli altri bambini sono egoisti quanto te e ti rompono le palle, vogliono i tuoi giocattoli, il tuo posto nel banco migliore. La maestra stronza vuole che fai i compiti e a te non va per nulla di occuparti di cose di cui non te ne frega una mazza.
L'amico immaginario a quel punto diventa abbastanza inutile. Non ti può dare nemmeno consigli perchè non sa nulla che tu non sappia già, figuriamoci se ti può parare il culo da problemi concreti.
Gli adulti, inoltre, che prima sorridevano quando parlavi del tuo amico immaginario, adesso cominciano a storcere il naso e a dirti che non esiste.
E' necessario un altro passo avanti.
Questo passo avanti consiste essenzialmente in una presa di consapevolezza, la consapevolezza di non essere il centro dell'universo e nemmeno qualcuno di speciale, e di dover fare qualcosa di concreto per ottenere le cose che desideri, perchè nessuno te le da gratis.
Questo ragionamento - anche questo, intendiamoci, si svolge sotto la soglia della consapevolezza - è quello che spinge un bambino a diventare un uomo.
Se questa cosa per un qualche motivo non succede si ha una cosa carina carina che si chiama "disturbo delirante", "delirio" o "paranoia", su cui torneremo più tardi(1).
Fine della storia?
No, ovviamente no. Perchè ad un certo punto avere un amico immaginario può comunque rivelarsi utile, magari per superare i momenti difficili o per farci compagnia quando ci sentiamo soli e piccoli e indifesi.
Ti senti forte se hai un tirannosauro amico tuo che ti para il culo, a patto che gli altri ci credano e non ti dicano che sei un povero pazzo.
Ma come risolvere il problema principale, ovvero il fatto che il famigerato amico immaginario non esiste?
Semplice, mettendosi d'accordo nell'affermare il contrario, dando un immagine un po' più coerente al robot spaziale o al dinosauro parlante della nostra infanzia.
Ora vi faccio un indovinello, anche se scommetto che chi mi conosce ha già capito dove voglio arrivare: è potentissimo, ti ama al di là di quanto è umanamente possibile, non esiste. E no, non è l'amico immaginario della vostra infanzia. Chi è?
Dio, ovviamente. Con dio l'uomo ha quadrato il cerchio tenendosi tutti i pro dell'amico immaginario e scartando, o per meglio dire trascurando, i contro.
Non esiste, ma se tutti ci mettiamo d'accordo del contrario possiamo anche iniziare a crederci. Una minchiata ripetuta 1000 volte diventa una verità.
Non può fare nulla per te, ma se tutti ci mettiamo d'accordo del contrario e ce lo ripetiamo in continuazione possiamo anche iniziare a credere che pregando possa far guarire i malati, farci passare l'esame, salvarci la vita ecc.
Del resto questa cosa c'è scritta tra le righe anche nel vangelo: Gesù diceva "siate come i fanciulli", o no?
I preti non ripetono continuamente "dio ti ama" e "siete tutti importanti per lui"?
Potete dire quello che volete, ma cazzo, i conti tornano tutti eh?
Ah, dimenticavo, il delirio. La definizione clinica del delirio nel dsm-IV è questa:
Il delirio è una falsa convinzione con le seguenti caratteristiche:
-tutti non ci credono;
-ci sono prove del contrario;
-nonostante che tutti non ci credono e che ci sono prove del contrario è lo stesso sostenuta;
-non fa parte delle convinzioni normalmente accettate (per esempio principi di fede).
Ora, l'ultimo punto della lista sembra appicicato lì con la sputazza per evitare di considerare delirante almeno una buona metà della popolazione mondiale. Il primo punto è essenzialmente una ripetizione dell'ultimo.
Per cui io sostengo che:
la fede è un tipo particolare di delirio collettivo, definibile come una convinzione con le seguenti caratteristiche:
-non tutti ci credono, ma molti sì;
-ci sono prove del contrario (ci sono, fidatevi, a meno che non si stravolga totalmente il concetto di "prova");
-nonostante ci siano prove del contrario è lo stessa sostenuta, in virtù del fatto che;
-fa parte delle convinzioni normalmente accettate;
Molti di voi sono tecnicamente pazzi, insomma. Almeno quelli che ci credono davvero, gli altri sono semplicemente ipocriti.
Anch'io sono pazzo, comunque, ma per altri motivi.
Ciao.
(1) in realtà "disturbo delirante", "delirio" e "paranoia" non sono proprio la stessa cosa, ma una distinzione tra le tre cose avrebbe allungato a dismisura questo post già abbastanza prolisso e sarebbe stata superflua per il discorso affrontato in questa sede.
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