Un altro blog

Ad un certo punto mi sono reso conto che se avessi dovuto aprire un blog per ogni cosa che mi piace, mi interessa o ho semplicemente voglia di condividere ne avrei dovuto aprire una ventina. Fino ad ora ho fatto così e la cosa non ha funzionato: troppe cose dette in modo troppo sparpagliato. Ora questo è il mio unico blog, senza fronzoli e senza pretese: qui c'è tutto quello che ho voglia di raccontare. Ciao.

ATTENZIONE

A quanto pare è successo qualcosa di strano e molte delle immagini presenti nel blog sono sparite, compresa l'intestazione. Non ho idea di cosa sia successo, forse è colpa delle scie chimiche che mi faccio davanti al pc.
Mi scuso per il disagio e cercherò di riparare i danni appena possibile, nel frattempo i post sono ancora on-line quindi potete leggerli lo stesso.

venerdì 19 aprile 2013

Radiosorgente quasi stellare



estratto da: HKL, un racconto che non verrà mai completato

Doveva essere andata più o meno così, o almeno così mi immaginavo la scena: Smith stava chino sul suo blocchetto degli appunti. Un occhio ai suoi calcoli e uno al telescopio, su verso il cielo pieno di stelle. Era notte, facciamo le due di notte, tanto non ha importanza. Smith stava rivedendo per la terza volta i suoi calcoli, c'era qualcosa che non tornava e non riusciva a trovare l'errore.
Accanto a lui, seduta sul divano, la moglie leggeva una rivista di gossip con aria annoiata. Le donne sono simili in tutto il mondo: raramente alzano gli occhi al cielo, se non mentre si battono il petto in chiesa facendo finta di crederci davvero. Ogni tanto lo fanno e allora il mondo fa bene a mettersi a tremare, ma non era questo il caso.
Smith non cercava dio, aveva cose più importanti a cui pensare.
"Porca puttana!" imprecò alla fine.
La moglie si scosse un po' e mugolò annoiata, quella sera c'era un ricevimento, ma il marito non ne aveva voluto sapere di uscire. Anzi non l'aveva filata nemmeno di striscio quando lei glie l'aveva proposto. Che poi lui odiava i ricevimenti e le chiacchiere da salotto, tanto più che c'erano quei conti che non tornavano.
Imprecò di nuovo.
"Ma insomma che c'è?" chiese la moglie, già incazzata per la serata decisamente noiosa.
Lui sollevò lo sguardo per la prima volta, dopo almeno tre ore di calcoli furiosi e forsennati.
Le mostrò una foto: cielo nero e stelle, troppe stelle quante non se ne vedono mai a occhio nudo.
"Cosa vedi?" chiese
"Stelle" disse lei
"Ecco, la vedi questa?" ne indicò una nella foto. Era una stella come le altre.
"Sì, è una stella, e allora?"
"Non dovrebbe esserci" disse lui
Lei non sembrava impressionata, in fondo che gliene fregava di una stupida stella che non si trovava al suo posto?
"Beh, e invece c'è" disse alla fine.
"Ma non dovrebbe"
"Bah, e invece c'è"
Lui si asciugò gli occhi. Voleva tornare ai suoi calcoli, ma era troppo stanco.
"E' troppo lontana, considerato quanto è lontana non dovremmo nemmeno vederla, capisci? Nessuna stella può essere così luminosa"
"E allora?"
"E allora sto sbagliando i calcoli, ma non capisco dove. E' da una sera che li rifaccio, porco cazzo maledetto"

Quella sera non ero andato all'empire. La passeggiata sotto la pioggia mi aveva devastato e mi trovavo a letto con la febbre, col naso che secerneva muco a getto continuo e una scatola di puntine da disegno nella gola. Come ero arrivato dalla ragazza della sera prima a quella scenetta dello scienziato e della moglie? Sarà perchè lei si chiamava Luna e la cosa mi aveva fatto pensare allo spazio. Stavo con la testa appoggiata al cuscino e la mia immaginazione vagava da lei che cantava e ballava e mi sorrideva alla scoperta del primo quasar.
Mi immaginavo quell'enorme buco nero al centro della galassia che assorbiva materia stellare e sparava fuori il suo raggio di fotoni per migliaia di anni luce. Il più vicino è a tre miliardi di anni luce da noi. Tre miliardi di anni luce sono decisamente troppi per qualsiasi immaginazione.
Un tizio una volta disse che l'universo è niente rispetto a quello che c'è dentro di noi. Era una colossale puttanata.

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